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Cesare Terranova e Antonino Saetta

Terranova-Mancuso-Saetta

 

Il 25 settembre ricorre l’anniversario di due grandi magistrati, che hanno lasciato una traccia profonda al Tribunale di Palermo: Antonino Saetta, ucciso insieme al figlio Stefano il 25 settembre 1988 in contrada Giulfo, nel territorio di Caltanissetta, e Cesare Terranova, ucciso insieme al Maresciallo di P.S. Lenin Mancuso il 25 settembre 1979 all’angolo tra via Rutelli e via De Amicis, a Palermo.

Il loro impegno giudiziario e civile, come pure le ragioni che indussero “Cosa Nostra” ad ucciderli, sono ampiamente ricostruiti nelle sentenze e negli altri documenti disponibili sul sito del CSM, ai link di seguito indicati.

Noi oggi vogliamo ricordarli attraverso due provvedimenti giudiziari da essi adottati:

  • la sentenza pronunciata il 14 giugno 1985 della Corte di Assise di Appello di Caltanissetta, presieduta da Antonino Saetta, sulla strage in cui vennero assassinati il Consigliere istruttore Rocco Chinnici, gli uomini della scorta e il portiere dello stabile;
  • la sentenza emessa il 23 giugno 1964 dal Giudice Istruttore presso il Tribunale di Palermo, Cesare Terranova, nel procedimento penale a carico di Angelo La Barbera e altri, che contiene una straordinaria ricostruzione storica di “Cosa Nostra”.

Pubblichiamo, inoltre, le sentite riflessioni dell’avv. Roberto Saetta, figlio di Antonino Saetta, un significativo ricordo personale di Cesare Terranova da parte del nipote Vincenzo Terranova, oggi presidente della II Sezione della Corte di Assise di Palermo, e un volume in memoria di Cesare Terranova nel quale sono racchiusi gli interventi di alcuni dei maggiori rappresentanti del mondo istituzionale e culturale italiano, tra cui Leonardo Sciascia, che così descriveva la persona del magistrato ucciso: “per essere stato implacabile e acuto nemico della mafia, Terranova sarà sempre ricordato. O almeno fin tanto che in questo nostro paese ci saranno «dignitose coscienze e nette». Ma qui ed ora io voglio anche ricordare il suo essere giudice non solo nell'accusare e nel colpire ma anche nell'assolvere, nel liberare. Due casi mi sono trovato a seguire da vicino in cui persone indicate come colpevoli sono state da lui riconosciute, per come erano, innocenti. E non era facile. Gli ci voleva il suo «candore» per arrivare a tanto, la sua capacità di far tabula rasa di prevenzioni e pregiudizi, la sua prontezza a cogliere, al di là delle apparenze, gli elementi della verità. E credo che il sentimento in lui più forte fosse quello della compassione, nel senso più vero: di soffrire con gli altri, di soffrire con le vittime - di «patire con quei che patiscono»”.

 

 

Cesare Terranova e Lenin Mancuso
Cesare Terranova - CSM

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Antonino Saetta
Antonino Saetta - CSM

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